Alcuni giorni fa insieme alla famiglia siamo andati a Comano Terme in Trentino. Un viaggio veloce di pochi giorni, sufficienti però a farci "staccare la spina" dagli impegni quotidiani. Solitamente quando faccio un viaggio con la famiglia (e quindi non fotografico), porto con me la Sigma Sd Quattro (che uso per le uscite fotografiche), insieme ad un'altra fotocamera mirrorless per foto ricordo. Questa volta però ho voluto portare con me solo il corredo Sigma:
Nelle uscite fotografiche, se devo camminare utilizzo solo i due zoom, il Sigma 17-50mm f2.8 EX OS e il Sigma 50-150mm f2.8 EX OS, con relativi filtri ND, polarizzatori, filtro digradante e filtro color giallo (per il bianco e nero). Come scritto precedentemente, molti credono che la Sigma Sd Quattro non sia una fotocamera adatta ai viaggi con la famiglia. Se è vero che l'Sd Quattro è concepita più per un uso fotografico-professionale, è altresì vero che può regalare grandi soddisfazioni anche per un uso più "da passeggio". Occorre però ricordare che la Sigma Sd Quattro è una fotocamera che per essere utilizzata al meglio richiede un po' di preparazione tecnica. Diversi della Sigma Sd Quattro lamentano un autofocus lento e una resa ad alti iso non al pari della concorrenza. Ma è veramente così? Questi "limiti" impediscono realmente di portare a casa i ricordi di un viaggio in famiglia? Onestamente? Credo di no! Ovvio fotografare con la Sigma Sd Quattro in situazioni dinamiche non è sempre agevole, ma basta un po' di tecnica e un po' di pratica e ci si accorge che reali limiti non ce ne sono (fatta eccezione per la fotografia sportiva). Ad esempio, ho realizzato diversi scatti fatti a mia figlia Gaia mentre giocava nel parco. Come ho fatto a cogliere il "momento giusto" con un autofocus così "lento" e senza l'ausilio dell'autofocus continuo? Semplice ho focheggiato a mano, cosa che con il mirino elettronico della Sigma Sd Quattro è assai agevole. Basta un po' di pratica per diventare molto rapidi. Non solo, focheggiare in modalità manuale ci aiuta molto a rimanere concentrati sullo scatto. Quando utilizziamo l'autofocus infatti, spesso siamo distratti dal dover "governare" il sistema AF e a posizionare il punto di messa a fuoco. Nella modalità manuale invece, questi problemi non esistono e ci si concentra di più sulla scena e sul soggetto. Per questa sequenza di scatti, ho chiuso il diaframma del Sigma 30mm 1.4 ART a f8, in modo da avere sempre una buona profondità di campo. Trattandosi di un percorso obbligato, non ho fatto altro che mettere a fuoco anticipatamente sui punti in cui Gaia sarebbe passata. Inoltre, come dico sempre durante i miei corsi, sapersi posizionare nel posto giusto rispetto al soggetto è fondamentale. Se non si ha molta luce a disposizione, può tornare molto comodo utilizzare il flash. In questo modo si può chiedere il diaframma mantenendo una buona profondità di campo. Negli scatti di Gaia che gioca a colori, ho utilizzato il Sigma 17-50mm f2.8 e il flash Sigma EX-630. Sul flash ho posizionato una gelatina CTO da 1/4, in modo da compensare la luce fredda del flash. Il bilanciamento del bianco era impostato su nuvolo. Il flash inoltre ci garantirà di congelare il movimento anche con tempi non troppo rapidi. Per quanto riguarda gli alti iso non mi pongo il problema, perché? Perché come si faceva un tempo uso la luce ausiliaria: flash, led, torcia, ecc.. Quando non ho con me nessuna fonte di luce ausiliaria, faccio posizionare il soggetto vicino ad una fonte di luce ambientale. Molti sono allergici all'uso del flash, ma io non sono d'accordo. Il flash oltre a fornire luce in condizioni di scarsa luminosità, è un potentissimo strumento creativo, specie se lo utilizziamo in remoto (cioè staccato dalla fotocamera). Inoltre, lavorare a bassi iso ci permette di sfruttare appieno la gamma tonale offerta dal sensore Foveon. Nel paesaggio o in altre situazioni più statiche uso il cavalletto. Si avete capito bene, quell'oggetto che ha tre gambe e serve per rendere molto più stabile la fotocamera... Scherzi a parte, il cavalletto è un accessorio che reputo fondamentale e non soltanto nel paesaggio (con la Sd Quattro e con altre fotocamere). Purtroppo come il flash, anche il cavalletto è passato di "moda".., peccato. Un fattore che dovrete sicuramente tener presente è il numero di scatti che pensate di realizzare. Nel formato raw X3F (proprietario Sigma) o nel formato X3I (file Raw ottenuti in modalità Super Fine detail), la fase di elaborazione con il software proprietario (il Sigma Photo Pro), richiede un po' di tempo. Per cui o scattate solo quando pensate ci sia la foto (così come si fa a pellicola), oppure vi consiglio di impostare sulla fotocamera il formato DNG, che essendo un formato raw standard vi permette di utilizzare software non proprietari come Lightroom, Capture One, ecc... Quindi come è andata? mi sono sentito castrato? mi sono pentito di aver portato solo la Sigma con me? No, assolutamente no. Di certo per fotografare con la Sigma occorre più impegno e "testa". L'unico fattore negativo per me è stato il fattore peso. L'Sd Quattro, dal punto di vista dell'ingombro e del peso, è una fotocamera più vicina ad una reflex che ad una mirrorless (soprattutto per le ottiche). In futuro mi auguro che possa uscire un sistema mirrorless Sigma, "puro". Vedremo... Prima di andare via ci siamo fermati alle scale del Varone (vicino Riva del Garda), visita che consiglio vivamente. Lì ho avuto modo di "testare" la qualità costruttiva della Sigma Sd Quattro. Come potete immaginare avvicinandosi alla cascata la quantità di nebbiolina ha ricoperto completamente la Sigma..., un altro test superato ;)
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