Ecco cosa fa realmente la differenza Nei miei lavori personali e professionali, mi capita spesso di realizzare stampe di grandi dimensioni. Come detto nel post: quanto grande posso stampare, quando parliamo di stampe di grandi dimensioni ci riferiamo a grandezze pari o superiori all’A2 (un 60x40cm). Da questo punto in poi, specie per stampe fine-art le cose cominciano a farsi serie e il workflow di lavoro diventa essenziale per risultati meritevoli. Quali sono quindi gli ingredienti essenziali per la riuscita della nostra “torta”? Ovviamente c’è scatto e scatto. Se parliamo di ingrandimenti di foto di reportage in zone di guerra o di foto artistiche, forse avere un dettaglio fine non è così essenziale. Ma quando parliamo di foto di still life o di paesaggio ad esempio, ecco che avere immagini “ricche” e dettagliate (non parliamo dell’iper dettaglio digitale da maschera di contrasto!) può fare la differenza. Cominciamo dalla fase di scatto. Il cavalletto. Il cavalletto fa la differenza, non c’è dubbio. Provate a fare uno scatto (anche con tempi di sicurezza) a mano libera e l’altro con un buon cavalletto e la quantità di dettaglio fine cambia sensibilmente. Voi direte, si ma oggi c’è lo stabilizzatore d’immagine!! Si e vero e lavorano davvero bene, ma a mio avviso non sostituiscono ancora il cavalletto. Il cavalletto ha anche il vantaggio di costringervi a rallentare e a studiare bene la composizione. Dettagli che su stampe piccole sono insignificanti, possono letteralmente rovinare una foto stampata in grandi dimensioni. Quando usate il cavalletto ricordatevi di disattivare lo stabilizzatore d’immagine! Scatto remoto. Con i sensori attuali, capaci di risolvere moltissimi dettagli, diventa fondamentale evitare il micro mosso. Oltre al cavalletto consiglio l’utilizzo di un comando remoto dell’otturatore. Se avete fotocamere dotate di app che controllano a distanza la fotocamera potete usare quest’ultima oppure in commercio trova scatti remoti molto economici. Ottiche di qualità. Come sapete la resistenza della catena è pari al suo anello più debole. Nella fotografia analogica la qualità dell’ottica era determinante. Nella fotografia digitale, sensore, firmware e ottiche devono lavorare come un’orchestra. Per questo occorre investire i propri soldi su ottiche di qualità. Specie se si desiderano fare stampe di grandi dimensioni. Ottiche di qualità non soltanto permettono di risolvere più dettaglio, ma lavorano molto meglio ai bordi. Un immagine di paesaggio che presenta bordi molto morbidi (se non voluti) sono praticamente incorreggibili in post produzione. In questo, il rapporto del sensore 4/3 è di aiuto. Anche le dimensioni del sensore oltre alle ottiche può incidere. Un vantaggio nell’avere un sensore più piccolo è di ridurre il rischio di bordi “spalmati”. Diaframmi e Diffrazione. Ogni ottica ha un suo “sweet point”. Un punto cioè in cui l’ottica risolve al meglio anche i dettaglio più fini. La chiusura eccessiva del diaframma può portare ad una caduta di qualità d’immagine a causa della diffrazione. Nei corredi full frame ci si può spingere anche a f11-16 senza problemi evidenti. Nei sensori apsc fino a f8-f11, mentre nei sensori 4/3 sarebbe meglio non superare mai f8. Io in genere per fotografia di paesaggio o still life, lavoro a f4-f5.6 e praticamente non supero mai f8. Se c’è troppa luce uso filtri ND di qualità. Alzamento dello specchio o apertura ritardata dell’otturatore. Un vantaggio indiscutibile del mirrorless è l’assenza dello specchio. Ogni volta che lo specchio si alza per permettere al sensore di ricevere la luce si creano vibrazioni. Oggi sulle mirrorless è possibile anche ritardare l’aperture dello specchio o addirittura scattare usando l’otturatore elettronico. Quindi niente vibrazioni e micromosso. Uso del liveview. Olympus fu la prima a proporre il live view e aveva visto lungo anche allora… Il live view ha molti vantaggi. Possiamo inquadrare più agevolmente, comporre meglio l’immagine ma anche mettere a fuoco con maggiore accuratezza. Ingrandite il punto di messa a fuoco e verificate il dettaglio fine. Settate la modalità RAW ma scattate come se foste in jpg. Questa è una delle cose che insegno sempre durante i mie corsi. Il formato raw ha innumerevoli vantaggi, ma troppo spesso, potendo lavorarlo con facilità in photoshop, si tende ad essere più superficiali in fase di scatto. La foto deve essere pronta in fase di scatto e non al computer. Non è solo una filosofia di lavoro. Scattare bene in particolare curando l’esposizione e il bilanciamento del bianco permette di avere file più puliti e di qualità. Personalmente dato che cerco la naturalezza, oltre all’espozione faccio molta attenzione ad impostare in fase di scatto il bilanciamento del bianco e il livello di contrasto, anche quando scatto in RAW. Valore ISO. E’ importante impostare il valore iso ottimale del sensore. Il valore iso ottimale non è per forza il più basso. Ad esempio nelle fotocamere Olympus di ultima generazione il valore iso ottimale è 200, anche se è possibile scendere a 100 iso. Dico questo non tanto per il rumore (aspetto a mio avviso secondario), quanto per la gamma dinamica. Salire con gli iso significa perdere gamma dinamica e questo, specie nella fotografia di paesaggio, non è una buona cosa. Siamo arrivati alla fine di questa prima parte. Nella seconda parte parlerò di post produzione per stampe di grandi dimensioni. Vi spiegherò quali sono gli elementi a cui, quando post produco una stampa di grandi dimensioni, presto maggiore attenzione. |
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