Qualità costruttiva Entrambe le ottiche vantano una grande cura sia nei materiali che nell’assemblaggio: nessun gioco anche alla massima estensione, ottima scorrevolezza e fluidità delle ghiere ed una piacevole sensazione di solidità. Un plauso al Sony FE 24-70mm f/4 ZA per la compattezza, 426 g di peso contro i 625 del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R, indubbiamente avvantaggiata dall'apertura massima di f/4, ma su un sensore Full Frame, e un plauso a Fuji per la ghiera dei diaframmi. Ineguagliabile per comodità, immediatezza e piacevolezza nell'utilizzo. Non esiste rotellina o ghiera che la possa sostituire. Non meno importante la presenza della stabilizzazione nel Sony FE 24-70mm f/4 ZA assente invece nel Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R. Questo compensa almeno in parte l’apertura massima inferiore di uno stop dell’ottica Sony. L’assenza della stabilizzazione nel Fuji è, a nostro parere, dovuta sia per tenere basso il prezzo d’acquisto sia per una “scuola di pensiero”. La presenza dello stabilizzatore abbassa leggermente il contrasto e la qualità ai bordi delle ottiche, in questo caso importante data la focale massima pari a 24 mm equivalenti, fatto confermato anche dall'assenza di questo particolare su alcune ottiche di pregio di varie case concorrenti . Ulteriore considerazione da rammentare riguardo all'apertura massima delle due ottiche in prova: l'f 2/8 del Fuji equivale come profondità di campo al f/4 del Sony dato il rapporto tra Full Frame e APSC. Vedremo più avanti come si comportano a livello di bokeh, fattore molto importante, le due contendenti. Entrambe le ottiche sono protette dagli agenti atmosferici, pioggia e polvere, un fatto estremamente positivo, e montano motori silenziosissimi e molto veloci caratteristica questa che nel caso del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R riesce a ridare nuova grinta ai primi corpi Fuji che non brillavano certo per la velocità del sistema AF. Alla fine gli ingombri sono simili anche se i due etti di peso di differenza si fanno sentire. Il vetro , 17 elementi contro 12, del Fuji si fanno sentire. La provaI file raw generati dalle due macchine sono stati sviluppati tramite Capture One 9.0, software di sviluppo molto conosciuto e in grado di sviluppare egregiamente sia i file della Sony A7 mark2 ma in particolar modo quelli dalla Fuji X-Pro2, risolvendo ottimamente il problema della demosaicizzazione dei file Raf. Su questa problematica estremamente "gettonata" ultimamente in rete, e non solo, a breve pubblicheremo un articolo. Nessuna correzione è stata apportata disabilitando le correzioni automatiche incorporate nei file grezzi delle due macchine. Ci si è affidato all'esposimetro interno delle macchine utilizzate per il test senza affidarci alla lettura data da un esposimetro esterno, cosa che normalmente facciamo, questo per simulare il più possibile un uso reale e sul campo dell'attrezzatura. Per questo noterete una dominante più calda nei file Fuji ma ancor più una diversa esposizione, anche su questo fatto a breve pubblicheremo dei test, che devono essere presi in considerazione durante l'osservazione delle immagini. Qui sotto noterete i due istogrammi in cui si può notare un'esposizione sulle alti luci diversa di circa 1/2 di stop. Sony quindi ha una curva più ampia e sbilanciata verso i toni alti, Fuji è più conservatrice Iniziamo il test confrontando le due ottiche a 24 mm equivalenti rapportati al formato full frame. In questo caso quindi il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R lavorerà a 16 mm che , dato il sensore APSC equivale a 24 mm sul Full Frame. Abbiamo confrontato le due ottiche al centro e ai bordi, montate su un cavalletto, disattivando lo stabilizzatore sulla Sony e utilizzando uno scatto remoto per eliminare tutte le vibrazioni. La prima coppia di immagini centro-bordo è stata fatta utilizzando l'apertura massima disponibile per entrambe le ottiche: quindi f/4 per il Sony FE 24-70mm f/4 ZA e f/2.8 per il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R. Anche se il confronto può sembrare inizialmente imparziale il test è stato fatto per simulare quello che avviene nella realtà. Cioè quello che si può aspettare il fotografo quando utilizza i due obbiettivi alla massima apertura consentita. Ora vediamo come si comportano le due ottiche al centro entrambe a tutta apertura. Come si può notare il Sony FE 24-70mm f/4 ZA parte decisamente bene presentando un'ottima risolvenza e un buon micro contrasto, tipico delle ottiche con schema Tessar. Decisamente valida anche la prestazione del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R solo un pelo inferiore in micro contrasto. Osserviamo ora come si comportano le due ottiche sulla prova probante ai bordi In questo condizione abbiamo un netto vantaggio del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R sia a livello di risolvenza che di micro contrasto. Sicuramente una grande prova del Fuji che qui si dimostra un'ottica di gran classe. Delude un po' il Sony ma per merito del Fuji non tanto per demerito suo. La vignettatura è presente per entrambe le ottiche anche se in modo più evidente, circa 1/3 di stop in più, sul Fuji. Nel prossime immagini abbiamo confrontato le due ottiche allo stessa diaframma f/4 per vedere quanto guadagna il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R chiudendo di uno stop per stabilire in un certo senso, relativo, gli stessi vantaggi, anche se , come ben saprete, le moderne ottiche realizzate per il digitale sono ottimizzate molto più che in passato , per lavorare a tutta apertura. In questo caso il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R migliora sicuramente la sua resa attestandosi all'incirca alla stessa qualità del Sony FE 24-70mm f/4 ZA. Vediamo ora la resa ai bordi. In teoria il Fuji dovrebbe migliorare ancora In effetti Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R il migliora ancor più il distacco sul rivale, migliorando in tutti i parametri in particola modo, logicamente, la vignettatura. Nel prossimo confronto abbiamo impostato il diaframma a f/8 su entrambe le ottiche per controllarne la resa al diaframma generalmente ottimale per ogni schema ottico tranne rarissime eccezioni. A f/8 entrambe le ottiche hanno una resa eccellente. Si possono considerare sul medesimo piano. Forse un pelo di micro contrasto in più da parte del Sony FE 24-70mm f/4 ZA. Lo schema tessar si fa sentire. Ai bordi abbiamo invece la "sorpresa" della grande prova del Sony FE 24-70mm f/4 ZA. Riesce praticamente a pareggiare i conti con il rivale Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R. La resa ai bordi del Sony infatti in questo caso è di alto livello attestandosi su ottimi valori in tutti i parametri. E' sufficiente che osserviate il salto di qualità tra questa immagine e quella riferita ad F/4. Anche il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R ha un miglioramento ma non tanto quanto il Sony. Alla fine è la focale e il diaframma in cui si ha la massima resa per questo obbiettivo. Considerazioni resa a 24 mm equivalentiIn questa prima fase quindi il confronto alla focale di 24 mm equivalenti vede prevalere in buona misura il Fuji, non tanto per la resa al centro del fotogramma, il Sony in questo campo si comporta veramente bene, quanto per la resa molto superiore ai bordi che rende quest'ottica molto adatta alla fotografia di paesaggio data la grande omogeneità di resa su tutto il fotogramma. Dobbiamo comunque ricordare la grande efficacia del Sony quando è diaframmato a f/8. Grande risoluzione e omogeneità su tutto il fotogramma. Confronto a 70 mm equivalentiContinuiamo il test confrontando le due ottiche alla loro focale massima. In questo caso quindi il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R è stato impostato a 55 mm che equivalgono su APSC a circa 80 mm. E' una focale molto utilizzata nei ritratti in cui è molto importante anche lo sfuocato che difatti valuteremo in questa fase del confronto. Iniziamo impostando su entrambe le ottiche il diaframma alla massima apertura. Come nel test a 24 mm può sembrare di avvantaggiare il Sony FE 24-70mm f/4 ZA ma vogliamo, come sempre, evidenziare un utilizzo reale sul campo delle due ottiche. E' molto probabile ,in effetti, che si utilizzeranno questi obbiettivi a tutta apertura in questo range di focali per sfruttare l'effetto bokeh al massimo delle loro possibilità. A prevalere come resa al centro in queste condizioni è il Sony FE 24-70mm f/4 ZA . Ottima risoluzione e micro contrasto. Non eccellente la resa del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R che comunque si attesta su buoni valori. A questa focale e a questo diaframma si ha le resa minore del Fuji. Ma vediamo come vanno ai bordi del fotogramma Ai bordi la situazione si capovolge. In questo caso difatti il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R prevale nettamente sul Sony FE 24-70mm f/4 ZA mostrando un'ottima resa e quindi una grande uniformità di resa su tutto il fotogramma. A parte la vignettatura, che comunque si può correggere con un click dal nostro programma di foto ritocco, la resa è più o meno equivalente tra centro e bordi. Veramente un'ottima performance. Nel prossimo confronto si è utilizzato lo stesso diaframma, f/4, su entrambe le ottiche. Vediamo se in casa Fuji si è avuto un miglioramento. Come era lecito attendersi lo stop di chiusura in più innalza notevolmente la qualità al centro del fotogramma del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R sopravanzando il rivale sia come risoluzione che come micro contrasto. Ottimo lavoro di Fuji considerando anche il formato APSC. Serve infatti ricordare che le ottiche progettate per il formato APSC devono lavorare su frequenze spaziali più elevate rispetto a quelle progettate per il full frame e quindi sono più "stressate" perché, man mano che aumenta la frequenza spaziale di un'immagine (cioè man mano che i dettagli del soggetto fotografato diventano sottili), il contrasto diminuisce. Vediamoli ora bordi In questo caso il Sony FE 24-70mm f/4 ZA mostra il suo lato debole: la resa ai bordi alla massima focale. Il decadimento rispetto al centro è notevole sia come dettaglio che come micro contrasto. Da sottolineare invece la grande resa del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R che si dimostra un obbiettivo di gran classe e di livello sicuramente professionale. Peccato per il Sony che dimostra ancora una volta il suo vero punto "debole" vale a dire la resa ai bordi del fotogramma. E' sufficiente comunque diaframmare di un paio di stop per avere una resa eccellente su tutto il campo. Osserviamo ora la resa dei due zoom al diaframma ottimale di f/8. Il Sony FE 24-70mm f/4 ZA migliora ancora la resa rispetto al diaframma f/4, un'ottima prova, ma è il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R ad allungare il vantaggio sul "rivale". Grande risoluzione ed eccellente micro contrasto confermano l'ottimo lavoro fatto da Fuji nel progettare quest'ottica. Ma ai bordi come se la caveranno? Sony si dimostra ancora scarso mentre il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R si conferma ancora eccellente. Ultimo confronto su questa focale a diaframma f/16 per osservare l'eventuale diffrazione presente a questa apertura in particolar modo sensibile su APSC di Fuji. E' evidente la "sofferenza" a questo diaframma del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R. La perdita di definizione è sensibile tanto da sconsigliarne l'uso. Ad uno stop in meno la resa è ancora molto alta e considerando il formato APSC otteniamo la stessa profondità di campo equivalente su FF a diaframma f/16. Il Sony FE 24-70mm f/4 ZA si comporta invece ancora egregiamente confermandosi, almeno al centro, un ottimo obiettivo. Vediamo ora la resa ai bordi. Il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R mantiene all'incirca la stessa resa presente al centro confermando quindi comunque la grande uniformità su tutto il campo inquadrato presente da f/4 in poi su tutte le focali. Ottima performance del Sony FE 24-70mm f/4 ZA che migliora la sua prestazione ad F/8 , dimostrando quindi a questa focale ed a questo diaframma la sua piena utilizzabilità. Considerazioni resa a 70 mm equivalentiA questa focale il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R si conferma un'ottica di caratura professionale. Ottima resa al centro bordi buoni alla massima apertura a ottimi da f/4 in poi, a parte a f/16 per problemi di diffrazione, rendono questo obbiettivo un'ottima alternativa alle focali fisse. Non ne raggiunge le vette qualitative ma la resa finale in stampa è molto simile . Il Sony FE 24-70mm f/4 ZA si difende bene. La sua resa al centro è perfettamente equiparabile al Fuji, dove invece è carente è nella resa ai bordi, tranne a f/16, confermandosi il suo punto debole. Nel catalogo Sony-Zeiss si trova di meglio ma a costi molto maggiori. Confronto a 50 mm equivalentiSu questa focale, solitamente ottimizzata in questo genere di zoom, abbiamo confrontato le ottiche utilizzando una mira ottica per poter osservare nel dettaglio la differenza di resa. Primo test, come sempre, alla massima apertura , in questo caso f/2.8 per il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R e f/4 per il Sony FE 24-70mm f/4 ZA Sostanziale parità tra le due ottiche a questa focale. Da evidenziare l'ottima prova del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R a tutta apertura. In entrambi i casi comunque nitidezza e micro contrasto si attestano su valori considerevoli. Molto bene. Vediamo i bordi dove il Fuji si dovrebbe trovare in difficoltà. In effetti il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R soffre un po', il Sony FE 24-70mm f/4 ZA "tiene" meglio, ma non tanto quanto si sarebbe supposto. Quindi in questo caso ottima prova del Sony che sopravanza il rivale che comunque si difende bene. Ora chiudiamo a f/4 anche il Fuji per verificarne i miglioramenti. Lo stop in più innalza la resa al centro del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R che dimostra tutta la sua qualità sopravanzando, anche se di poco, il rivale. Vediamone i bordi. Il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R migliora si la sua resa rispetto a f/2.8 ma non in modo eclatante ponendosi comunque più o meno sugli stessi livelli del Sony FE 24-70mm f/4 ZA . Vediamo ora come si comportano al diaframma ottimale pari ad f/8. Resa praticamente equivalente delle due ottiche. Un pelo forse in più di micro contrasto del Sony FE 24-70mm f/4 ZA comunque difficilmente rivelabile in un utilizzo sul campo. Ora i bordi. .Grande prova del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R . La resa a questo diaframma mostra una grande omogeneità centro/bordi . La resa infatti ai bordi a f/8 è superiore a quella comunque buona del Sony FE 24-70mm f/4 ZA . Considerazioni resa a 50 mm equivalentiSu questa focale abbiamo l'equilibrio maggiore nella resa tra le due ottiche in campo. Se a tutta apertura il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R non brilla particolarmente facendosi preferire dal Sony FE 24-70mm f/4 ZA , ne sopravanza la resa a diaframma f/8. Resta comunque il fatto che i due zoom impostati a 50 mm equivalenti hanno un'ottima resa . Utilizzati sul campo le differenze saranno minime. Notate per questo al resa ai bordi a questa focale a diaframma f/4 su un soggetto reale per apprezzare il leggero, ma visibile, vantaggio del Fuji. La vignettaturaOsserviamo ora come si comportano le due ottiche in gioco rispetto ad un altro importante fattore di valutazione che è la vignettatura. Per questo abbiamo eseguito due scatti di prova su di una superficie uniforme alla minima focale ed alla massima apertura consentita dalle due ottiche disabilitandone la correzione via software E' evidente la differente resa delle due ottiche su questo valore. Il Fuji ha un comportamento eccellente, il Sony invece soffre un po'. Chiudendo comunque di uno stop tutto torna sotto controllo. Flare e BokehL' ultima fase del test è la valutazione del flare e dello sfuocato, bokeh come va molto di moda chiamarlo negli ultmi tempi, delle due ottiche. Sono due parametri da prendere molto i considerazione dato che influiscono considerevolmente sulla valutazione finale delle ottiche. Il flare può abbassare considerevolmente il contrasto all'immagine vanificando la qualità dello scatto mentre il bokeh dona plasticità e carattere all'immagine . Il flare è controllato dal trattamento superficiale delle lenti , sia quella frontale che da quelle interne, e dal rivestimento interno dei barilotti. Il Sony FE 24-70mm f/4 ZA si basa sul famoso rivestimento antiriflesso T* ZEISS delle ottiche Sony Zeiss, Il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R si basa sull’impiego della tecnologia di rivestimento Nano-GI*1 . Il bokeh è influenzato da diversi fattori che andremo ora ad anaizzare Il bokeh: un po' di teoriaIl bokeh, ovvero la qualità delle zone sfocate dell'immagine, è determinato da diversi fattori. E' risaputo che la profondità di campo diminuisce e la zona fuori fuoco aumenta man mano che si apre il diaframma. Dato che la definizione dei dettagli fuori fuoco è aprendo il diaframma, ne consegue che lo sfocato è più morbido quando si lavora a grandi aperture, mentre i passaggi duri se l'apertura diminuisce. Lo sfuocato si nota in particola modo sulle alte luci che si presentano perfettamente circolari quando l'obiettivo è stato usato a tutta apertura, poligonali quando invece il diaframma è stato chiuso di almeno un valore. Talvolta è possibile contare quante sono le lamelle del diaframma dell'obiettivo. In effetti il numero delle lamelle che compongono il diaframma dell'ottica influisce considerevolmente sulla piacevolezza dello sfuocato. Maggiore è il numero delle lamelle più arrotondato saranno i "circoletti" fuori fuoco molto più piacevoli all'occhio umano. Quindi importante si il numero delle lamelle,sono 9 nel caso del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R e 7 invece per il Sony FE 24-70mm f/4 ZA, ma non determinante in quanto molto spesso, alla ricerca del bokeh, si utilizzerà l'ottica a tutta apertura quando il diaframma non entra in gioco. Anche il metodo di lavorazione superficiale delle lenti influisce sulla resa e piacevolezza dello sfuocato. Per rendere la lente asferica , per ridurne le aberrazioni, si utilizzano procedimenti industriali sempre più complessi e raffinati ma che comportano comunque a volte un effetto chiamato "cipolla" (una sorta di stratificazione) nei punti fuori fuoco. Queste lavorazioni permettono di controllare e ridurre un fattore che più di tutti influenza la qualità e la resa finale del bokeh: l'aberrazione sferica. L'aberrazione sferica è determinante perché influisce direttamente sulla profondità di campo, e dunque sul bokeh. Focheggiando un determinato oggetto, non tutti i raggi di luce arrivano esattamente sullo stesso piano nel nostro caso il sensore o la pellicola.I raggi che passano più o meno al centro dell'obiettivo sono perfettamente nitidi, mentre i raggi via via più distanti sono focheggiati su un punto leggermente diverso, proprio dovuto al fatto che le lenti sono di forma circolare, Questo dà luogo all'aberrazione sferica. Questo si nota particolarmente a tutta apertura, chiudendo difatti il diaframma si escludono le parti periferiche delle lenti che compongono l'obbiettivo che, come detto , influiscono l'incremento delle aberrazioni. La correzione dell'aberrazione sferica, in più o in meno, determinerà la sfumatura dei punti fuori fuoco. Quando sarà sotto corretta avremo i punti a fuoco molto nitidi e lo sfuocato molto gradevole, quando invece sarà sovra corretta avremo esattamente l'opposto con piani a fuoco non molto nitidi e sfondo con un bokeh un po' duro e strutturato. Il gioco quindi e molto sottile ma ora vediamo come si comportano le nostre ottiche Bokeh: il confrontoOsserviamo ora le nostre ottiche alla massima apertura disponibile. Il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R dovrebbe essere avvantaggiato ris petto al Sony FE 24-70mm f/4 ZA ma stante i rapporti tra le dimensione dei sensori in gioco, full frame e APSC, avremo all'incirca la stessa profondità di campo Analizzando la qualità dello sfuocato degli obbiettivi in prova , si nota subito una certa durezza del Sony FE 24-70mm f/4 ZA. Nel caso del Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R si riscontra certamente un bokeh più piacevole, ma nello stesso tempo si evidenzia la lavorazione di precisione al laser che rende un effetto concentrico a cipolla nei punti luce. Chiudendo il Fuji di uno stop osserviamo come si modifica lo sfuocato. La resa del bokeh delle due ottiche alla stessa apertura di lavoro f/4 è molto simile. Il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R ovviamente perde un po' di piacevolezza rispetto all'apertura massima indurendo alquanto i punti fuori fuoco. Osserviamo la resa e le differenze in un unico fotogramma per meglio apprezzarle. In questo trittico si apprezza ancor più la differente resa del bokeh delle due ottiche evidenziando nel contempo quanto chiudendo di uno stop il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R modifichi il suo comportamento.. Resta il fatto, a nostro parere, che non è certo la plasticità del bokeh una della caratteristiche migliori delle due ottiche in prova. E' altrettanto vero che,per avere sfuocati pittorici, serve andare su ottiche fisse che sono comunque avvantaggiate, data la minor complessità del progetto, rispetto a questi zoom che, per forza di cose, per avere una resa buona o eccellente su tutto il range delle focali devono utilizzare un numero elevato di lenti con tutto uello che ne consegue a livello di correzione delle aberrazioni. Il flareAnalizziamo come ultima cosa il flare. Questo fenomeno può rovinare drasticamente la qualità del nostro scatto abbassando la nitidezza ed il micro contrasto rendendo l'immagine inutilizzabile. Il flare è influenzato non solo dal trattamento superficiale della lente anteriore ma anche da tutte quelle che compongo l'obiettivo. Inoltre la complessità degli schemi ottici delle due ottiche in prova non aiuta certo i progettisti a mantenere sotto controllo il fenomeno. E' infatti risaputo che minore è il numero delle lenti che compongono il progetto, tanto meno elevato sarà il rischio di perdite di nitidezza . Osserviamo ora in dettaglio come si comportano il Sony ed il Fuji. In questo primo scatto si può apprezzare l'ottima resa dei due obbiettivi ponendosi più o meno sullo stesso livello. Forse un pelo in meno di gosth da parte del Sony FE 24-70mm f/4 ZA. Anche in questo caso si rileva un comportamento molto simile. Concludendo al livello di flare entrambi gli zoom hanno un ottimo comportamento, ancor più rilevante, come accennavo prima, considerando la complessità, specie nel caso del Fuji, dello schema e del numero delle lenti che compongono il loro schemi ottici. ConclusioniSia il Sony FE 24-70mm f/4 ZA che il Fujifilm XF 16-55mm f/2.8 R si sono dimostrati ottimi obiettivi. A mio parere tra i due prevale come prestazioni complessive il Fuji. Un resa più omogenea su tutto il campo inquadrato e costante al variare delle focali, un bokeh piacevole , anche se non certo pittorico, un ottimo controllo del flare e della vignettaura e non ultimo un apertura massima superiore, rendono questo obbiettivo adatto anche ad utilizzi professionali. Il Sony ha il suo vero punto debole nella resa ai bordi e nella vignettatura. E' sufficiente chiuderlo di un paio di stop per avere comunque una buona omogeneità su tutto il campo inquadrato. Bokeh piacevole, anche in questo caso non molto pittorico e ottimo controllo del flare caratterizzano questo obbiettivo che si rileva un eccellente compagno di viaggio. |
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