Le isole norvegesi Lofoten, site tra il settantesimo parallelo ed il confine del circolo polare artico, sono per lo più famose nel nostro paese per la pesca al merluzzo e la produzione dello stoccafisso che riempie gli scaffali dei nostri negozi. Si tratta in realtà di un territorio unico al mondo, dove oceano e fiordi, laghi d’acqua dolce e insenature di acqua salata si fondono continuamente, dando vita ad uno spettacolo senza eguali, contraddistinto dal colore verde dell’estate e dal bianco di un inverno mitigato dalla corrente del golfo, che permette di avere un clima relativamente poco rigido anche nei mesi più freddi dell’anno. Tutte queste caratteristiche fanno si che le Lofoten siano divenute tra le mete più ambite, oltre che per le bellezze naturalistiche, anche per la caccia fotografica alle aurore boreali, ben visibili sul territorio. Il viaggio da noi pianificato, ha previsto il decollo da Malpensa, scalo ad Oslo e successivo trasferimento all’aeroporto di Evenes, dove abbiamo noleggiato una vettura per gli spostamenti interni nelle isole, le principali delle quali collegate via ponti e via tunnel (anche sottomarini). Nostro campo base, la città di Leknes, posta a due terzi dell’arcipelago e strategica logisticamente; da lì infatti si possono raggiungere le mete più importanti e conosciute. Su tutte Hamnoya e Reine, vere e proprie perle incastonate nei fiordi, un piccolo borgo di pescatori ed una cittadina di poco più di 300 abitanti situata all’interno di una grande insenatura, forse i simboli più famosi delle Lofoten stesse. Lungo la E10, arteria principale che attraversa da nord a su, a breve distanza da Leknes si trovano anche le spiagge più famose (in estate il turismo balneare ed il trekking la fanno da padrone): Skagsanden, Uttakleiv, Haukland ed Unstad solo per citarne alcune. In realtà esistono una miriade di spunti interessantissimi: chiese, quale Gimsoya Kirke, poste in insenature come a proteggere la terraferma dalla furia dell’oceano; fari tozzi e bianchi dai vivaci tetti rossi che vegliano come sentinelle guidando i pescherecci al rientro verso casa; i caratteristici rorbuer rossi, una volta abitazioni dei pescatori ed ora adibiti a cottage per turisti, e molto altro ancora. Abbiamo avuto il privilegio (e la fortuna), di vedere e poter fotografare le aurore boreali in luoghi poco conosciuti ed insoliti grazie a delle conoscenze locali, il che ci ha permesso di portare a casa anche degli scatti diversi, meno scontati. Il consiglio che possiamo sentirci di dare infatti è di pianificare bene il viaggio da casa e di non farsi guidare in tour preconfezionati, ma di sperimentare le infinite possibilità offerte dalle Lofoten. Un viaggio fotografico come questo implica sicuramente anche una parte di componente fortuna, data dal connubio meteo/attività solare. Mentre per il meteo non possiamo fare più di tanto (in inverno il clima è piuttosto instabile), esistono dei periodi maggiormente indicati per l’attività solare, che generalmente raggiunge il culmine nei mesi di Ottobre e Febbraio/Marzo. Il consiglio quindi è di prendere in considerazione queste finestre temporali se si intendono vedere e fotografare le luci del nord, forse il fenomeno più incredibile e spettacolare a cui sia possibile assistere. Per quanto riguarda le problematiche fotografiche in cui è facile incorrere, non bisogna assolutamente trascurare il freddo che, pur non eccessivo, influisce negativamente sulla durata delle batterie delle fotocamere e condiziona anche in maniera importante il contatto con parti metalliche quali cavalletto ecc. Altra cosa di cui tenere conto è il vento che spesso si leva in maniera piuttosto insidiosa e rischia di portare impurità che possono sporcare le lenti. Passaggi repentini tra ambienti caldi e freddi, quali dall’autovettura all’aperto, possono infine creare problemi di condensa, con il rischio di fastidiosi appannamenti sugli obiettivi. Per concludere, vi ricordiamo che il costo della vita è piuttosto elevato ma, che con un po’ di attenzione, è possibile contenere le spese, magari prevedendo una vacanza in cottage piuttosto che in albergo, dove i costi si abbattono notevolmente e dove è possibile alternare una cucina fai da te a delle uscite nei vari locali caratteristici.
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