Cosa si intende per “Arte”?
Penso che per arte si debba intendere l’attività umana produttrice di simboli, e dei simboli stessi che tale attività produce. Per simboli si devono intendere non soltanto le parole, ma anche le forme, i colori, i suoni, i volumi, le mosse, i movimenti di cui l’artista si serve per descrivere qualsiasi realtà, stato d’animo, aspirazione o ideale. Così noi riconosciamo come arte la scrittura, la pittura, la scultura, la musica, la danza e, in generale, ogni manifestazione di libertà. Ogni oggetto dell’opera d’arte può avere poche o arbitrarie somiglianze con le cose che ci circondano; tuttavia esso rappresenterà sempre un trait d’union con la natura, cioè il mondo degli oggetti accessibile ai nostri mezzi di osservazione. Henri Cartier Bresson affermava che la fotografia è “il riconoscimento simultaneo nella frazione di un secondo, di una parte del significato di un fatto e, insieme, di una organizzazione rigorosa delle forme percepite visualmente che esprimono quel fatto”. Senza ombra di dubbio possiamo oggi affermare, quindi, che la fotografia è riconosciuta come l’espressione artistica di chi (il fotografo) rappresenta o interpreta, secondo la propria sensibilità, la realtà oggettiva per mezzo di apparecchiature tecniche (macchina fotografica). Ne più e ne meno, in buona sostanza, fa lo scultore col blocco di marmo, l’ebanista col tronco d’albero, il pittore con la tela ed i colori, il concertista con il suo strumento, la danzatrice con il suo corpo, e via dicendo. Non nascondo che, con l’avvento dei telefonini, la fotografia, se da un lato ha contribuito ad aprire un mondo a tante persone, dall’altro ha provocato una caduta della qualità netta e verticale. Tutti oggi si sentono fotografi. Tutti oggi si sentono artisti. Quasi tutti oggi usano la fotografia tramite smartphone per immortalarsi nei “selfie”. Questo sviluppo smisurato di possibilità ha generato altresì il convincimento, da parte della massa, di essere anche critico d’arte fotografica. Se in parte ciò può essere vero -anche Michelangelo scolpiva per mangiare!- dall’altra ha portato la conseguenza di deprimere un mercato, già depresso per altri motivi. In più la gente oggi vuole tutto gratis. Tanto in Internet trovano tutto ciò che vogliono. Si scarica a spron battuto di tutto: foto, video, film, canzoni, libri. E la corsa è ad acquisire e a godere dell’arte altrui gratis. La corsa, quindi, è al ribasso. Chi meno chiede ha maggiori possibilità... Io non credo che bisogna accettare questo stato di cose; questo è il motivo per cui ho deciso di vendere la mia arte, i miei sforzi ed i miei sacrifici, togliendo dai social tutte le foto (molte delle quali scaricate senza nemmeno una richiesta di autorizzazione) e pubblicandole su un sito che di mestiere di occupa di vendere foto, quadri e sculture. All’amico che mi ha stimolato a fare queste riflessioni, ho elencato tutti i passaggi necessari per arrivare alla vendita di una foto. Cercherò qui di elencarli, certo di dimenticarne qualcuno. - L’attrezzatura fotografica ed informatica: indispensabile come la propria sensibilità artistica, oggi sconta una corsa, al rialzo, fra le varie case costruttrici. Per portare a casa un corredo accettabile è necessario spendere qualche migliaio di euro. Per vedere in modo decente le foto occorre un monitor fotografico ed un colorimetro. E poi bisogna fornirsi di un buon numero di Hard Disk e magari di un Cloud per evitare la perdita accidentale di foto. Il tempo: forse ce ne dimentichiamo, ma quante volte siamo ritornati nello stesso posto, ad orari diversi per trovare la “luce” che avevamo soltanto immaginato? - Le spese di automobile: anche il macellaio, nel fissare il prezzo della carne, ci fa pagare l’ammortamento dei coltelli e dei macchinari. - Il tempo di visione delle foto: una volta rientrati a casa, siamo soliti scaricare le schede e iniziare la spietata cernita, sperando di trovare almeno una foto per cui valga la pena di continuare a utilizzare tempo. - La post produzione: non sempre il fotografo elabora le proprie foto, anzi i più grandi fotografi hanno un post produttore che si occupa della faccenda. - La stampa: se si vuole vendere una fotografia in modo ineccepibile, la stampa deve essere altrettanto ineccepibile. Va usata carta Fine Art o tela della migliore qualità. La cornice: il mio amico ha pagato 400 euro un quadretto perchè “aveva una bella cornice”. Non c’è bisogno di dire altro. - Il passepartout: informandomi quanto costa quello scalettato ho scoperto cifre assurde, ad es. 25 euro per una cornice di cm. 50x40. - Il vetro antiriflesso: secondo me indispensabile per garantire una visione ottimale della foto da ogni angolazione. - Il sito Internet: sia che si vendano le foto sul proprio sito, sia che ci si rivolga a siti esterni, il costo c’è sia per l’impianto che per la manutenzione. - Il rapporto col cliente: l’opera va assemblata a dovere e spedita, gestendo il rapporto col cliente professionalmente, il che vuol dire considerare i costi telefonici conseguenti. - La nostra arte: l’intuizione, la sensibilità e la padronanza del mezzo tecnico hanno il loro valore. O no? Quanto paghiamo per la mano d’opera dell’operaio che si occupa del tagliando della nostra automobile? Vogliamo almeno considerarci operai della fotografia? Descritto il procedimento con le spese ad esso connesse, il mio amico mi ha ringraziato per “avergli aperto un mondo” e fatto capire che, tutto sommato, il costo di quella mia fotografia non era frutto della mia fantasia ma corrispondeva a precise regole di mercato. |
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