Per coloro che ancora non fossero stati contagiati da questa serie televisiva, Master Photography è la versione copiata/rivisitata di altri talent come Master Chef. Di fatto, dodici selezionati fotografi (aspiranti e non), si sottomettono al giudizio (il più delle volte sadico), di tre grandi fotografi, Oliviero Toscani, Caroline Hunter (che in realtà è un editor) e Darcy Padilla. In ogni puntata i candidati vengono torturati con delle ardue sfide fotografiche. L'esito della prova determina un vincitore e ovviamente un perdente (che viene eliminato dalla gara). Master Photography di per sé, non è una brutta idea, anzi! Trovo utile e opportuno parlare di fotografia anche se con un format televisivo molto stereotipato.
Ciò che mi lascia perplesso è l'idea fuorviante che viene data sulla fotografia professionale e sul fotografo professionista. L'idea cioè del fotografo-artista. Ora, l'idea è assai nobile e per buona parte vera (almeno in alcuni ambiti), ma la realtà professionale nella quale si trova la stragrande maggioranza dei fotografi di oggi (quella che per intenderci ti fa "campare"), è assai diversa. Prima di tutto, a meno che non si stia lavorando su un progetto personale, l'incipit di un lavoro è sempre su commissione con limiti creativi piuttosto forti. Nelle aziende ad esempio, il fotografo deve costantemente "confrontarsi" con l'ufficio marketing e/o con un responsabile alle pubbliche relazioni-comunicazione. Se si lavora poi per i giornali, la libertà che ha il fotografo forse è ancora meno. Qualsiasi fotogiornalista con esperienza, potrà confermare che la costruzione di una foto o di un progetto fotografico, segue logiche, codici e tematiche assai precise. Certo, a volte è il freelance che propone ad una rivista una sua idea o un suo progetto, ma questo solo dopo il giudizio "asettico" di un editor (quando si è fortunati). I fotografi che hanno partecipato a questa seconda edizione (così come per la prima edizione vinta dal bravo Micalizzi), seppur di buono/ottimo livello, in alcuni casi mostrano un'appena sufficiente capacità tecnica, anche nell'uso della luce. Ora, avrò pure una concezione vecchia e superata, ma amici miei le parole "Master Photography" avranno pure un loro peso, o no? Come si può essere "maestri" di qualcosa se non si eccelle nelle componenti base della fotografia? Come si può essere abili fotografi se non si conoscono a pieno i codici e le forme attraverso cui il linguaggio fotografico si manifesta? Ancora, come può un lavoro (ottimo e mediocre che sia), essere giudicato solo da tre soggetti, che seppur di alto profilo, esprimeranno solo la loro soggettività? Diversa cosa sarebbe, se ci fosse una giuria (tipo quella che si ha nella ginnastica artistica), in cui un adeguato e variegato numero di giudici, esprime un giudizio su più aspetti: tecnici, creativi, espressivi e via dicendo. Insomma, va bene che il "sangue" vende, ma cerchiamo di essere un po' più oggettivi! Riconosco però la bontà dello stimolo di fondo: il fotografo oggi non è più colui che tramite l'uso di attrezzature professionali riesce dove l'amatore fallisce, ma è colui che è capace di esprimere una sua visione, specie su temi coerenti e ricorrenti. Ma, ancor più importante, un professionista che sappia rendersi visibile, soprattutto sui social... Ad ogni modo e concludo, il programma si lascia guardare e crea anche la giusta curiosità. In fondo rappresenta una "buona" fotografia di cosa è oggi la fotografia e di come prima di tutto, per essere qualcosa o qualcuno, occorra un pubblico che parli e condivida il tuo lavoro.... PS ...per favore per la prossima edizione, quando i concorrenti fanno vedere i loro provini, togliete l'inappropriata grafica dei negativi analogici..,dai è imbarazzante!! |
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